Il Gensini score è un potente fattore prognostico indipendente nei pazienti diabetici con sindrome coronarica acuta
Il diabete mellito promuove la rapida progressione della coronaropatia plurisegmentale ed espone ad un rischio maggiore di recidiva di eventi ischemici. L’impiego di uno score di riferimento nella pratica clinica consente una più corretta stratificazione prognostica del paziente diabetico ischemico. In particolare il Gensini score, per la capacità di rapportare l’entità della stenosi coronarica alla sua differente localizzazione, pare ben adattarsi alla complessa ed estesa coronarosclerosi tipica dei pazienti diabetici.
E’ stata valutata l’efficacia del Gensini score ( valore minimo 0, massimo 656 ) nella stratificazione prognostica del paziente coronaropatico diabetico.
Lo studio ha riguardato 445 pazienti affetti da diabete mellito ( 280 maschi e 165 femmine ), ricoverati presso U.O di Cardiologia dell’Università degli Studi di Brescia, dal gennaio 1999 al dicembre 2000, per sindrome coronarica acuta.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a coronarografia preliminare, screening ematochimico completo, procedura di rivascolarizzazione miocardica percutanea ( PTCA ) e terapia medica, in accordo con le lineeguida, e a determinazione del Gensini score pre e post PTCA.
Tale score attribuisce un punteggio diverso in rapporto all’entità della stenosi, alla coronaria interessata e al segmento stenotico.
Al fine di valutare la prognosi di questi pazienti è stato effettuato un follow-up telefonico annuale fino al settembre 2006.
L’età media della popolazione in studio al momento dell’arruolamento era di 66,33 anni. All’arruolamento i pazienti presentavano, in media, frazione di eiezione pari a 51,27%, creatinemia 1,12 mg/dl, fibrinogenemia 394,62 mg/dl, glicemia 177,83 mg/dl, Hb glicata 7%.
Il Gensini score al basale era in media pari a 49,13 e dopo PTCA a 31,67.
La sopravvivenza complessiva a 6 anni dall’arruolamento è stata dell’82%, con una mortalità cardiovascolare pari all’88,7%: il 59,1% dei decessi si sono verificati per infarto acuto del miocardio, l’11,2% per ictus, il 9,8% per scompenso cardiaco e il 19,7% per arresto cardio-circolatorio.
I pazienti deceduti nel corso dei 6 anni di osservazione avevano in media un Gensini score pre-PTCA pari a 61,5 contro un valore medio di 46,6 dei pazienti ancora in vita ( p inferiore a 0.05 ).
Lo score post-PTCA era in media pari a 48,82 e 27,98 ( p inferiore a 0.0001 ), rispettivamente nei deceduti e nei vivi.
È stato infine effettuato un confronto fra la sopravvivenza a lungo termine ponendo come cut-off un Gensini score post-PTCA pari a 50.
A sei anni dall’arruolamento la sopravvivenza complessiva dei pazienti con score minore di 50 è risultata pari all’85,71% vs il 69,61% dei soggetti con score maggiore di 50 ( p inferiore a 0.05 ).
All’analisi multivariata lo score di Gensini post-PTCA è emerso come fattore predittivo indipendente di mortalità ( p inferiore a 0.0001 ) in associazione all’età ( p inferiore a 0.0001 ), alla creatininemia ( p inferiore a 0.0001 ), alla fibrinogenemia ( p inferiore a 0.0001 ), alla frazione di eiezione ( p=0.0003 ), alla glicemia ( p=0.01 ) e all’emoglobina glicata ( p inferiore a 0.01 ).
In conclusione, l’impiego del Gensini score si è dimostrato un potente fattore prognostico indipendente nei pazienti diabetici ischemici.
Il suo impiego nella pratica clinica permette di identificare soggetti a maggior rischio, che necessitano di un più attento follow-up clinico-strumentale, al fine di ridurre la mortalità e l’incidenza di eventi cardiovascolari.( Xagena2007 )
Fonte: Malerba A et al, Giornale Italiano di Cardiologia, 2007
Cardio2007